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 Sentenza N. 151 del 8/5/2009 della Corte Costituzionale sulla Legge 40/2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita
 
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Le regole introdotte dalla legge 40/2004 sulla PMA hanno avuto, per 5 anni e tre mesi, un impatto profondo sulla materia, in quanto permettevano la fecondazione di solo tre ovociti e, in caso di creazione di tre embrioni, obbligavano l’impianto di tutti e tre gli embrioni in un unico trasferimento.

Questa era una norma miope ed illogica, in quanto obbligava il medico a trattare tutte le coppie nello stesso modo, senza tenere conto della unicità della singola coppia infertile, contravvenendo quindi ad uno dei principi fondamentali della medicina.

Alcune coppie (per es. con donna oltre i 38 anni) potevano essere penalizzate dal numero esiguo di ovociti da fertilizzare, mentre altre (per es. con donna giovane) potevano essere penalizzate per il numero elevato di embrioni trasferiti, con rischio di gravidanze multiple.

La sentenza N.151 della Corte Costituzionale, depositata in data 8 maggio 2009, ha eliminato i vincoli ideologico della legge 40/2004, che prescrivevano modalità irrazionali e lesive della salute della donna e che limitavano l’autonomia del medico nella scelta della migliore terapia da seguire, con l’accordo della coppia interessata.

In materia di pratica terapeutica, la regola di fondo” afferma la Corte Costituzionale “deve essere l’autonomia del medico e la responsabilità del medico nella scelta della terapia che, con il consenso della paziente, opera le necessarie scelte professionali”.

Con la sentenza n.151 la Corte ha ribadito “che la giurisprudenza costituzionale ha ripetutamente posto l’accento sui limiti che alla discrezionalità legislativa pongono le acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione e sulle quali si fonda l’arte medica”.

Con un giusto bilanciamento tra la tutela dell’embrione e la tutela delle esigenze della procreazione, la Corte afferma il principio “che non devono essere creati un numero di embrioni superiori a quello strettamente necessario, ritenuto dal medico idoneo ad assicurare un serio tentativo di procreazione assistita”.

Quindi gli ovociti fecondabili, dopo la sentenza della Corte, non sono solo tre, ma quelli utili per ottenere un numero di embrioni necessari che, in rapporto alle particolari condizioni della coppia, possono dare un serio tentativo di concepimento.

Inoltre la sentenza della Corte permette il congelamento degli embrioni eventualmente creati in sovrannumero, rispetto a quelli utili per un corretto concepimento “senza pregiudizio della salute della donna”, evitando così il rischio di gravidanze multiple.

Guido Ragni
Presidente del Consiglio Direttivo di FORINF

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